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Gruppo Ecologico


Corso Floricultura

- Il Gruppo Ecologico del Club 33 di Abbiate Guazzone e l'Assessorato alla cultura del Comune di Tradate organizzano un corso di frutticoltura e giardinaggio tenuto dagli esperti dell'Associazione "Orticola Varesina".
Le lezioni, che si svolgeranno presso la sala conferenze di via Mameli 13a (ex biblioteca comunale) a Tradate, avranno inizio alle ore 20.45 e termineranno alle ore 22.45.
Il costo complessivo è di 40 euro.Il corso sarà articolato in cinque incontri a tema:

  • mercoledì 18 gennaio nozioni generali
  • lunedì 23 gennaio frutticoltura pomacee
  • giovedì 26 gennaio frutticoltura drupacee
  • lunedì 30 gennaio trattamenti
  • mercoledì 1 febbraio giardinaggio

E' prevista, in data da definire, anche un'esercitazione pratica nel frutteto.
Per chi fosse interessato le iscrizioni si ricevono presso la sede del Club 33 in p.zza Unità d'Italia
(palazzina civica) ad Abbiate Guazzone - nei giorni 10 e 11 gennaio - dalle ore 21,00 o direttamente
la sera di inizio corso il 18 gennaio.

Per informazioni si può contattare il numero telefonico: 328.7189922 o via mail l'indirizzo: club_33@libero.it





"Pedibus"






Il “Pedibus” a Tradate è già una realtà. Qualche tradatese si sta stupendo ancora alla vista di una
fila di bambini ( anche più di dieci) che al mattino accompagnati da due genitori, si recano
ordinatamente ed allegramente alla scuola elementare C. Battisti.
E’ stato più facile provarlo che progettarlo dicono gli organizzatori del Gruppo Ecologico del Club 33.
Assieme a genitori volontari e volonterosi si è voluto partire con due linee sperimentali di una decina
di bambini ciascuna. Sopratutto è stato interessante studiare l’atteggiamento dei bambini
che tutti crediamo pigri. Sono entusiasti, dicono sempre gli accompagnatori, sono contenti
di vivere questa esperienza in gruppo, con qualunque tempo, e li troviamo più svegli e tonici,
pronti a ridere e scherzare.
Attualmente una ” linea verde” parte alle 7,35 dal parco del rione pineta e raccoglie man
mano bambini scendendo lungo la via Inzoli. L’altra “linea arancione” percorre tutto c.so Bernacchi
ed anch’essa fa diverse “fermate” fino a giungere alla scuola elementare C. Battisti. E’ solo
l’inizio dicono gli organizzatori, ma a settembre all’inizio del nuovo anno scolastico si partirà alla
grande con sei linee solo per la scuola C.Battisti. Anche il Comune dovrà fare la sua parte mettendo
in sicurezza tutti quei punti “critici” lungo il percorso.

Tutti i genitori che abitano entro circa un chilometro dalla scuola elementare C.Battisti
sono invitati a partecipare compilando l’apposita scheda che verrà consegnata a tutti gli alunni
in questi giorni (potete anche scaricarla cliccando qui), ricercando la propria linea su una piantina che verrà affissa a scuola (o cliccando potete scaricarla qui).
Pensate, raccontano gli organizzatori, che un bimbo, pur provenendo in macchina da lontano
si fa portare dalla mamma, per il piacere di stare in gruppo, al capolinea del nostro “Pedibus”!
Obbiettivo: convincere sempre più genitori che si può lasciare a casa l’auto, evitando di ingorgare
ed inquinare al mattino tutto il centro. Una bella lezione per i nostri figli!

Il gruppo ecologico del Club 33 di Abbiate è a tuttoggi impegnato su numerosi fronti. Obbiettivo comune di questi molteplici impegni è il volere offrire alla cittadinanza un modello di vita basato più sull’uomo e sulla natura che non sulle macchine.

Sono attualmente attivi diversi volontari che operano su: 

Progetto pedibus: la situazione a tutt’oggi vede l’avvio di 3 linee ancora in forma sperimentale. Numerosi genitori hanno dato la loro adesione al progetto e tra poco dovrebbero essere attive 4 o anche 5 linee. Sarà disponibile anche un apposito sito internet per gli aggiornamenti. L’amministrazione di Tradate si è impegnata per fornire agli accompagnatori una copertura assicurativa, alle associazioni tradatesi è stato richiesto di fornire un certo numero di volontari per presidiare gli incroci più pericolosi, al Comando dei vigili è stato chiesto di intervenire sulla segnaletica mancante per rendere più sicuri i percorsi pedonali casa scuola. L’Avis si è impegnata a fornire giubbetti ad alta visibilità a tutti i partecipanti per far sì che i bambini siano più visibili.
Il numero dei partecipanti intanto continua ad aumentare:
la linea del rione Pineta è tuttora in testa con 12 partecipanti (sono già 12 auto in meno!) e l’entusiasmo dei bambini fa da stimolo agli organizzatori per far diventare il Pedibus una realtà tradatese.

Elenco delle vie servite dal Pedibus

Linea  B1 (Arancione)

Partenza: Passaggio a livello Corso Bernacchi - Via Rismondo
Corso Bernacchi – Piazza Mazzini – Via XXV Aprile – Via De Simoni – Via Santo Stefano – Va Jenner – Via Parini – Via Crosti – Via Pascoli

Linea B2 (Verde)

Partenza 1: Via Rigamonti 
Partenza 2: Via Broggi (portico) Via Rigamonti – Via Broggi – Via Inzoli – Via Zara – Via Sopranzi – Piazza Braschi – Via Crosti – Via Pascoli

Linea B3 (Gialla)

Partenza: Via Cappuccini
Via Cappuccini – Via Carducci

Linea B4 (Blu)

Partenza: Via Monte Nevoso
Via Monte Nevoso – Piazza XXIV Maggio – Via Carducci – Via Petrarca – Via Manzoni

Linea B5 (Azzurra)

Partenza: Via Carlo Rossini
Via Monte Grappa – Corso Matteotti – Via Manzoni

Linea B6 (Rossa)

Partenza: Via Sant’Ambrogio
Via Sant’Ambrogio – Via Pindemonte – Via Crocefisso – Vicolo Truffini – Corso Bernacchi – Corso Matteotti – Via Parini – Via Crosti – Via Pascoli

Finalità

Il progetto si rivolge agli alunni residenti nel Comune di Tradate e si propone come servizio gratuito alle famiglie che ne vogliono fruire, organizzato e gestito da una apposita commissione di genitori, riconosciuta dal Consiglio di Istituto, dall’Istituto comprensivo e dall’Amministrazione comunale di Tradate.

Lo scopo principale è quello di invogliare i bambini a recarsi a scuola a piedi sotto la sorveglianza di un numero di adulti adeguato al numero di bambini che partecipano: una sorta di scuolabus a piedi, concepito come mezzo ecologico che induce i bambini a fare movimento e gli adulti a lasciare a casa l’automobile.

Più bambini utilizzeranno il “pedibus”, meno auto congestioneranno il traffico,  con conseguente riduzione dei pericoli che le automobili creano nelle zone adiacenti alle scuole e di inquinamento.

Dal punto di vista educativo il progetto dovrà essere attuato anche mediante la collaborazione diretta di alunni ed insegnanti che potranno, all’interno delle Attività Opzionali Formative (A.O.F.), partecipare attivamente all’organizzazione e gestione del “pedibus”: dalla raccolta delle adesioni,  alla creazione dei cartelli da porre alle fermate e all’interno del cortile per i punti di raccolta, alla scelta dei nomi da attribuire alle singole linee, all’ ideazione di gadget da distribuire ai partecipanti come incoraggiamento o “premio fedeltà” … etc.

Modalità di attuazione del progetto

Sulla planimetria allegata (tav. 1) sono state individuate, in seguito alla lettura delle cartine allegate ai questionari distribuiti dal Club 33 nel dicembre 2005, sei ipotetiche linee di “pedibus” che collegano le diverse zone residenziali all’edificio scolastico di Via Manzoni nel raggio di 1000 m.

I percorsi individuati potranno successivamente subire delle variazioni, qualora se ne individui la necessità.

FASE 1 – adesione al pedibus

La planimetria sarà esposta nell’atrio dell’edificio scolastico in modo da essere ben visibile da tutti i genitori, che potranno così individuare quale linea si trova vicino alla propria residenza.

Verranno distribuite le schede di adesione, da compilare prima della fine dell’anno scolastico. Su queste dovranno essere indicati:

- il nominativo del bambino e la sua residenza,

- la fermata (o la via) interessata,

- l’eventuale nominativo del genitore (oppure di uno dei nonni, degli zii, etc.) disposto a partecipare all’accompagnamento, specificando il numero di telefono, i giorni e gli orari disponibili

Se perverrà un numero adeguato di adesioni per linea (min. 4), questa potrà essere attivata fin dall’inizio del prossimo anno scolastico 2006/2007.

FASE 2 – organizzazione della linea

Il primo passaggio consiste nella costituzione del gruppo di genitori che darà vita alla linea: a loro viene affidato il compito di:

- individuare il punto di partenza della linea e le eventuali fermate intermedie

- individuare i punti pericolosi (per i quali potrà eventualmente essere richiesta la presenza di vigili o ausiliari del traffico)

- studiare l’orario che tenga conto della distanza e dell’andatura dei bambini

- raccogliere le disponibilità degli adulti e definire i turni (per ogni accompagnatore dovrà essere nominato anche il suo sostituto in caso di assenza giustificata)

- incontrarsi periodicamente per fare un bilancio della situazione e/o apportare le modifiche necessarie.

FASE 3 – avvio della sperimentazione

La linea di pedibus dovrà subire necessariamente una prima fase di sperimentazione per verificare la reale disponibilità dei partecipanti.

In ogni caso si dovranno verificare le seguenti condizioni minime:

- il servizio dovrà essere garantito ogni giorno dell’anno scolastico, con qualunque condizione atmosferica;

- potrà essere attivato per la sola andata, o per l’andata e il ritorno, dal lunedì al venerdì;

- su richiesta e con provata disponibilità potrà essere attivato anche nell’intervallo di pranzo oppure al sabato;

- dovrà essere garantita la presenza di un adulto ogni 7/8 bambini

FASE 4 – gestione del servizio

Una volta conclusasi la fase di sperimentazione,  il servizio potrà essere attivato ogni anno scolastico, grazie alla collaborazione di genitori e volontari.

Alla fine di ogni anno scolastico si dovrà fare un bilancio dell’anno passato, ma sarà necessario anche raccogliere le adesioni per l’anno futuro. Prima dell’inizio della scuola i gruppi dovranno essere già stati formati ed i turni stabiliti (anche con orario provvisorio).

La gestione del servizio potrà essere  realizzata anche con l’aiuto di apposito sito internet nel quale si potrà prevedere un forum per eventuali suggerimenti e richieste.

Regolamento di attuazione

Il regolamento di attuazione dovrà stabilire le regole comportamentali e l’impegno dei soggetti partecipanti al progetto: accompagnatori, bambini ed istituzioni.

ACCOMPAGNATORI

Sarà necessario mettere a punto un regolamento comune a tutte le linee, che definisca precisamente il ruolo degli accompagnatori e il loro compito.

Essenzialmente l’accompagnatore che porta i bambini a scuola dovrà:

- recarsi alla partenza e prendere in consegna i primi bambini;

- convalidare il biglietto del “pedibus” di ogni singolo bambino e registrarne la presenza su apposito foglio;

- recarsi alle fermate successive e prendere in consegna tutti i bambini che si faranno trovare lì nell’orario stabilito (le soste potranno avere una durata molto ridotta, per evitare di arrivare alla fermata successiva o a scuola in ritardo);

- sorvegliare durante il tragitto i bambini tenendoli il più possibile vicini a lui e aiutarli ad attraversare le strade in sicurezza (sulle strisce pedonali o ai semafori);

- giunto a scuola dovrà affidare i bambini al personale scolastico (insegnanti o collaboratori scolastici)

- imbucare nell’apposita cassetta, che troverà nell’atrio, il foglio con l’indicazione dei presenti e le eventuali note per l’accompagnatore che li prenderà in consegna al ritorno.

L’accompagnatore che ritorna a casa con i bambini dovrà:

- ritirare il foglio delle presenze dall’apposita cassetta;

- recarsi nel punto di raccolta stabilito all’interno del cortile e prendere in consegna tutti i bambini presenti;

- convalidare il biglietto;

- percorrere il tragitto, lasciando i bambini alle singole fermate, affidandoli ai genitori (o chi per loro).

 BAMBINI

Anche per i bambini dovranno essere definite delle regole comportamentali: perché si sentano partecipi del progetto sarebbe bello che le regole venissero scritte proprio da loro con la collaborazione delle insegnanti.

Le regole principali dovranno sostanzialmente garantire:

- la puntualità alle fermate;

- la premura di avvisare l’accompagnatore se assenti;

- l’impegno a comportarsi bene lungo il tragitto evitando di mettere in pericolo la propria persona e gli altri;

- l’impegno a recarsi nel punto di raccolta all’interno del cortile, e di sostare lì fino a che non si presenta l’accompagatore.

A nostro avviso i bambini dovrebbero essere incentivati a utilizzare il servizio, anche premiando la loro presenza con piccoli regali (gadgets), per es. al completamento di una tessera punti (il biglietto che viene convalidato ogni volta).

 ISTITUZIONI

Le istituzioni coinvolte nel progetto sono:

l’Istituto comprensivo Galileo Galilei

il Comune di Tradate (Assessorato alla cultura e alla mobilità e trasporti)

 Essi dovranno consentire l’attivazione ed il funzionamento del progetto, rendendosi disponibili, ognuno per le proprie competenze, a collaborare e partecipare alle varie fasi sopra indicate.

In particolare riteniamo che, come minimo, sarà necessario garantire:

- la copertura assicurativa degli accompagnatori e dei bambini, lungo il tragitto casa-scuola, che già esiste per gli alunni, definendo la responsabilità degli accompagnatori;

- le spese relative ai cartelli da posizionare alle fermate e all’interno del cortile scolastico;

- le spese relative ai biglietti che verranno forniti ai partecipanti, ai fogli di presenza affidati agli accompagnatori, la cassetta per le comunicazioni del servizio e quant’altro necessario al corretto funzionamento del servizio;

- la sponsorizzazione dei piccoli premi che verranno offerti ai bambini che partecipano al progetto;

- la disponibilità a coinvolgere anche altri soggetti (associazioni, volontari, etc.) che possano essere individuati come ausiliari del traffico “scolastico” nei punti pericolosi e attualmente sprovvisti di vigilanza.

Quanto fin qui esposto è da ritenersi indicativo e sarà oggetto di apposita convenzione tra le Istituzioni interessate.


STRADE CICLOCAMPESTRI: RICONOSCIMENTO E VALORIZZAZIONE DELLA RETE DI PERCORSI CICLOCAMPESTRI DEL SEPRIO

Sommario

1 - PREMESSA
2 – DEFINIZIONE DEL TERRITORIO DEL SEPRIO 
3 – CLASSIFICAZIONE DEL PROGETTO IN AMBITO AGENDA 21 LOCALE
4 – SVILUPPI SUCCESSIVI DEL PROGETTO

1 - Premessa

Da circa 3 anni si è costituito il “Gruppo Ecologico del Club 33” che fa capo all’associazione “Club 33” di Abbiate Guazzone –Tradate. Tra le varie iniziative intraprese, nel segno della sensibilizzazione ambientale e promozione della cultura ecologica, il Gruppo sta sviluppando un progetto concreto e importante che riguarda la valorizzazione di una rete di percorsi ciclocampestri che attraversa gli ambiti agricoli e boschivi di una porzione territoriale del “Seprio” , permettendo:

• il collegamento dei centri abitati e dei luoghi di interesse naturalistico, artistico e architettonico attraverso percorsi protetti dalla viabilità carrabile principale
(puoi scaricare la cartina e gli itinerari);

• il collegamento tra le diverse aree protette (Parchi Locali di Interesse Sovracomunale) esistenti attorno al Parco della Pineta di Appiano Gentile e Tradate;

• la fruizione ricreativa di tali luoghi, altrimenti abbandonati o mal frequentati.

Questa rete esistente permette il conseguimento degli obbiettivi sopra elencati lungo una “viabilità di base”, un tempo di acclarata importanza ed ora perlopiù trascurata ed in parte compromessa o relegata al solo utilizzo agricolo. Il progetto di valorizzazione della rete di percorsi ciclocampestri non può prescindere dalla catalogazione e classificazione dei siti di interesse artistico e architettonico presenti nell’ambito territoriale di interesse.
Per quanto attiene l’estensione territoriale, il progetto generale è suddiviso in due macroaree:

1. Provincia di Varese (Parco Pineta, Parco Rile Tenore Olona, Parco Medio Olona, Parco del Bosco di Rugareto);

2. Provincia di Como (Parco Pineta, Parco Spina Verde, Parco del Lura, Parco del Lanza).

Il progetto prevede di concretizzarsi anche mediante forme di divulgazione e condivisione delle informazioni raccolte e quindi prevede la pubblicazione di una cartina topografica, in parte finanziata da Enti pubblici quali il Parco della Pineta di Appiano Gentile e Tradate e la Regione Lombardia (attraverso il Contratto di Fiume Olona Bozzente Lura), quale passo irrinunciabile nell’attuazione del progetto.

2 – Definizione del territorio del Seprio1

Nel 568-69, all’irrompere dei Longobardi nella Val Padana, i Bizantini non avevano ancora saputo rimediare a tutte le conseguenze lasciate in Italia dal ventennale conflitto contro i Goti. A guidare fra Lario e Verbano la ripresa di una misera popolazione erano i pochi centri battesimali cristiani in quanto questi favorivano il rinascere di contatti, di scambi e di iniziative fra le comunità. I Longobardi guidati da Alboino arrivarono ad occupare Milano il 5 settembre del 569. Anche se non è da escludersi che Sibrium cadesse in mano longobarda quasi immediatamente, l’opinione diffusa è che il castrum fu conquistato o sotto il regno di Clefi, successore di Alboino, o successivamente nel 588, con l’attacco definitivo di Autari contro gli ultimi possedimenti bizantini ormai ridotti alla sola isola Comacina. Per meglio comprendere i cambiamenti che interessarono Sibrium-Seprio sotto i Longobardi è necessario chiarire preventivamente alcuni aspetti di questo popolo. Quando i longobardi giunsero in Italia il loro era il ‘regno di una gente’, il che significava regno senza territorio: un organismo politico a base etnica e personale, non territoriale. L’intero popolo concepisce se stesso come un esercito, le gerarchie del quale riflettono simultaneamente l’ordine civile e sociale, ciascun membro è un guerriero, un arimanno, mentre il re è il capo dell’esercito, colui che detiene il supremo potere militare soltanto in tempo di guerra mentre in tempo di pace è la stirpe a prevalere e la sovranità è esercitata dall’assemblea popolare degli armati, cioè dall’organismo collettivo che elegge il re e gli conferisce il potere in occasione delle spedizioni armate. Tra il vertice e la base troviamo i duchi, gli sculdasci e i decani: questi sono ufficiali comandanti di gruppi armati e contemporaneamente titolari di poteri giudiziari e amministrativi rispetto alla schiera di guerrieri che si muove sotto la loro guida. Il rapporto fra re è duchi e tra duchi e singoli arimanni è temporaneo e volontario. Il contingente militare di base con il quale si formano i quadri dell’intero esercito è la fara, la struttura monocellulare della società longobarda, un aggregato familiare o plurifamiliare la cui coesione si fonda sul legame parentale. Gradualmente, man mano che l’occupazione delle nuove terre veniva espandendosi, i vari corpi militari, per ordine del re, si stanziarono con compiti di presidio in determinati ambiti strategici. In questo modo erano sorti i ducati e le judiciariae, queste ultime militarmente rette dallo stesso re il quale incaricava un semplice judex per le dispute civili. Il territorio longobardo era quindi suddiviso in distretti governati da Duchi legati al re da un semplice giuramento di fedeltà sulla parola. Strutture e schemi dei vecchi distretti municipali romani non ebbero alcun peso. (Pubblicazione tratta da Internet relativa a studi storici del territorio del Seprio tra la provincia di Varese e la Provincia di Como)

Centri fino ad allora ricchi e famosi mantennero l’antico rango solo se situati in posizioni militarmente e strategicamente degne di nota. In ogni territorio il luogo militarmente più quotato divenne sede del dux o judex e centro di raduno arimannico. Con questo i Longobardi si chiusero in una casta a sé lasciando che la vita dei
soggiogati, seppur ridotta alle più elementari espressioni, continuasse nei suoi aspetti tradizionali, ivi compreso il culto e l’amministrazione della giustizia.
L’immobilizzazione improvvisa del popolo nel nord Italia condusse a mutare innanzitutto il volto dell’istituzione al vertice: il sovrano (denominato Flavius) siede a capo di un personale di corte gerarchizzato, di un tribunale supremo, di uffici amministrativi ed impersona lo stato emanandone le leggi. E’ con la salita al potere di Autari che, per contrastare il potere dei singoli duchi, assoggettati alla corona più per volontà che per dovere, vengono insediati in molti territori suoi funzionari, i gastaldi, con dignità e poteri analoghi a quelli dei duchi e con il compito di rappresentare più direttamente gli interessi della corona.
Sotto Autari è probabile che prendesse forma definitiva fra Lario e Verbano un finis, cioè un territorio dai precisi confini e con un proprio volto amministrativo (in una carta risalente al 842 viene citato un Gastaldo, questo unico particolare potrebbe portare all’identificazione di una verosimile figura di judiciaria avuta in età longobarda e perdurata per qualche tempo in età carolingia), avente per proprio centro Castel Seprio. Sembra infatti lecito supporre che il Seprio, almeno agli inizi, fosse retto da un Duca e che venne declassato a semplice finis soltanto successivamente, o agli inizi del regno di Autari o durante il regno di Agilulfo. Nel primo caso, il declassamento si inserirebbe nell’ottica della politica regia di assicurare vasti possessi al patrimonio della Corona mettendo nel contempo fuori gioco tutti quei duchi che avevano ostacolato la sua ascesa al trono (583) o che, dopo la morte del padre Clefi (673), si erano troppo legati ai Bizantini. Nel secondo caso la causa sarebbe da imputarsi all’azione condotta da Agilulfo nel 591 contro chi nel conflitto longobardo contro i Franchi e i Bizantini dell’anno precedente si era schierato più o meno apertamente con essi oppure aveva dimostrato poche capacità decisionali come forse era avvenuto nel Seprio, finis del Regno troppo importante per essere lasciato in mano poco sicura.
Qualunque fosse la struttura organizzativa del nuovo territorio il suo confine a nord si estendeva a partire dal Sasso di Pino sopra Maccagno e, dopo aver toccato il Ceneri, pare raggiungesse il Ceresio poco ad est della Valsolda. Ad oriente, era il Lario a limitarne l’estensione in un primo tratto mentre in un secondo serviva allo scopo il corso del Seveso. Ad occidente, infine, la riva del Verbano e un tratto del Ticino costituivano i confini naturali con lejudiciarie di Stationa (Angera) e di Plumbia (Pombia).
Quest’estensione si modificò in due successivi momenti storici: nei primi anni dell’età carolingia un altro finis incentrato sull’antica Stationa (Angera) sottrasse a quello del Seprio un tratto della riva orientale del Verbano mentre, nel XII secolo, a seguito del trattato di Reggio del 1185 fra l’Imperatore Federico I e il Comune di Milano, il Seprio ebbe i suoi confini fissati lungo le rive del Tresa, le sponde del Verbano e del Ticino e una linea decorrente circa da Turbigo per Parabiago fino al Seveso e oltre e da qui ad occidente di Como verso il Ceresio.
A Vico Seprio, dopo un periodo di confusione causato dall’arrivo dei Longobardi, la situazione si normalizzò. I Longobardi avevano infatti come propria abitudine quella di non mischiarsi con gli indigeni del luogo, creando propri insediamenti, propri luoghi di culto e propri cimiteri. Soltanto se una particolare zona rivestiva un rilevante ruolo strategico se ne impossessavano. Comunque, per Vico Seprio, il trovarsi all’interno di un’arimannia, induce a pensare che la coesistenza fra longobardi e locali divenisse con il tempo sempre più stretta. L’arimannia deve essere ritenuta il risultato della territorializzazione delle vecchie fare avvenuta sotto Autari sul finire del VI secolo. In cambio di un servizio attivo di guardia e di difesa per dati luoghi o territori, come potevaessere il castrum di Seprio ed i suoi immediati dintorni, la Corona Longobarda concesse, all’epoca di Autari, in uso ad ogni fara, un preciso insieme patrimoniale costituito da campi, pascoli, boschi, corsi d’acqua. Nel 588 scoppiò la guerra che vide i Longobardi comandati dal re Autari opposti alla coalizione formata da Bizantini e Franchi. La lotta interessò i territori longobardi comprendenti gran parte dell’Istria e del Veneto, della Lombardia occidentale e parte del Piemonte e dell’Emilia odierni quando questi si ritrovarono stretti ed isolati fra gli Avari e gli Slavi, legati fra loro, ad oriente, i Bavari che premevano oltre il confine atesino, gli Alamanni nel tratto Retico delle Alpi ed, infine, i Burgundi nel restante tratto Lepontino-Graio-Pennino-Cozio. A meridione si trovavano i Bizantini. Il ruolo avuto dal Seprio nel conflitto fra Longobardi e Franco-Bizantini è documentato dall’opera di Gregorio Turonense e di Paolo Diacono, che però ne danno, per alcuni aspetti, descrizioni diverse. Dopo le prime sconfitte, nel 590, gli avversari di Autari svilupparono un nuovo piano d’attacco: partendo i Franchi da Coira e i Bizantini da Ravenna, gli alleati avrebbero puntato su Verona e Ticinum (Pavia). Le più salde unità arimanniche, così serrate in una gigantesca morsa, sarebbero state sconfitte. Ma non fu così: alcuni dei più fidati corpi militari tra cui quello del Seprio si opposero agli invasori e li costrinsero a desistere dall’intento. Della situazione nemica approfittò Autari. Chiuso in Ticinum, avviò trattative con i franchi di Audovaldo. La sua morte, improvvisa e dovuta forse ad un complotto, rischiò di compromettere il processo di pace, ma il suo successore Agilulfo, sposato dalla vedova di Autari, Teodolinda, lo portò a termine stipulando una tregua di dieci anni.
Voltesi contro l’impero, le forze longobarde fedeli riuscirono ad arrestare i progressi militari bizantini e, nel 593, puniti i duchi traditori, Agilulfo passò alla controffensiva: si spinse a sud, ad est, a nord. Riuscì vincitore. Battuti, i Bizantini abbandonarono qualsiasi velleità di guerra. Nel 590, stipulata la pace sulla base di un tributo da versare
annualmente ai Franchi, ed orientatasi la monarchia longobarda verso il cattolicesimo prima tricapitolino poi romano, lo stato arimannico potè godere di un lungo periodo di tranquillità che durò, quasi senza interruzioni, fino al 773, anno della definitiva calata Franca in Italia.
Conclusa la guerra con i Franchi, i Longobardi non si preoccuparono di mantenere funzionali le postazioni militari del Seprio tra cui quella di Sibrium le cui fortificazioni tardoromane, gote e bizantine dovevano essere già in cattivo stato a causa degli smottamenti verificatosi lungo i bordi del pianoro dovuti alla conformazione geologica del luogo. Castel Seprio non risentì tuttavia della perduta funzione militare e guadagnò importanza grazie al ruolo di porta obbligata per i traffici commerciali. I Bizantini, stanziati nel distretto del Lario, avevano bloccato per circa vent’anni l’arteria che, attraverso Chiavenna ed il lago di Como, univa un tempo le regioni transalpine alla pianura Padana. Questo era andato a favore della via che correva più ad ovest, passando attraverso il Seprio. Agli inizi del VII secolo, sia le greggi padane che annualmente salivano all’alpeggio, sia le popolazioni della Rezia, prive di cereali e foraggi, che scendevano verso la pianura, passavano per il Seprio. Sempre agli inizi del VII secolo, gruppi sempre più fitti di inglesi, da poco convertiti al cattolicesimo, passavano di qui durante i loro pellegrinaggi verso Roma. Per tutto ciò, Seprium, divenuto Seprio (versione barbarizzata dell’antico toponimo), situata proprio all’estremità meridionale di questa nuova via di traffico, oltre che sede di judiciaria e, quindi, centro di periodico raduno arimannico, diventò in breve tempo una tappa fondamentale e luogo di mercato frequentatissimo. Ogni anno, il 25 marzo, si celebrava, secondo il rito orientale, la festa patronale di S. Maria e si teneva una grande fiera a cui conveniva una folla numerosissima. Nel VII secolo, per sopperire ai bisogni immediati di denaro liquido manifestatosi in tali occasioni, una locale zecca autorizzata incominciò a battere moneta aurea recante la dicitura Flavia Seprio. Nel VII ed VIII secolo, accanto al castrum, strettamente presidiato dagli arimanni, risorse un abitato civile su ciò che restava delle poche capanne abitate nel basso impero da civili poi utilizzate come materiale da costruzione dai Bizantini. Ai primi anni del secolo VIII è da ricondurre la nascita di un monastero benedettino femminile, più tardi noto come Santa Maria de Turba, in fondo al saliente che dal castrum scendeva a valle. Non più estirpata da anni la vegetazione doveva allora avere invaso del tutto i declivi del pianoro soprastante, imbrigliandone così il terreno e riducendone le frane. E questo, col creare l’illusione di una tornata sicurezza, aveva portato al sorgere, ancora in piena età longobarda, prima di una chiesetta, con probabile dedica a San Raffaele, poi sostituita da altra in fondo al saliente, proprio davanti al torrione; quindi l’installarsi del cenobio in quest’ultimo e in alcuni ambienti che si erano addossati al vicino tratto di muro.
Sotto Astolfo, salito al Trono nel 749 ebbe inizio la fine dello Stato Longobardo. Dopo aver modernizzato e rafforzato l’exercitus del Regno con il concedere l’entrata anche dei liberi non longobardi, questo Re si era lanciato in una politica espansionista ed autoritaria conquistando Ravenna, l’Esarcato e la Pentapoli bizantina, incorporando il Ducato indipendente di Spoleto, prendendo gli ultimi possessi di Bisanzio in centro Italia e revocando le donazioni fatte dai suoi predecessori ai Papi, giungendo fino a minacciare il Ducato stesso di Roma, nominalmente ancora dell’Impero d’Oriente ma in pratica tenuto dal Pontefice, il quale, nella persona di Stefano II, chiese infine aiuto ai
Franchi retti da Pipino il Breve. E fu la guerra. Astolfo venne sconfitto e morì nel 756; Desiderio, il suo successore, riequilibrò la situazione politica generale ma non potè evitare un nuovo dissidio col Papa Adriano I, tanto che questi richiamò in Italia i Franchi di Carlo, il futuro Carlo Magno. Nel 774 Desiderio fu costretto alla resa in Pavia e Carlo divenne anche Re dei Longobardi, rispettandone apertamente strutture ed ordinamenti ma infiltrando in realtà fra loro, come funzionari o privati possessori di beni immobili, elementi a lui fedeli, destinati a prendere il sopravvento sui vinti. Nel 781 il Regno dei Longobardi cessò di esistere ufficialmente. Al suo posto venne creato da Carlo un Regno d’Italia affidato a suo figlio Pipino.

3 – Classificazione del progetto in ambito Agenda 21 locale
Il progetto qui proposto è inserito in Agenda 21 locale con le seguenti caratteristiche:

- Obiettivo generale: Far nascere la cultura del turismo e svago sostenibile nel territorio della provincia di Varese, diffondere l’utilizzo della bicicletta come mezzo di trasporto valido, far conoscere ad un più vasto pubblico le valenze storico artistiche e naturali della zona del “Seprio” (indicativamente da Castiglione, Vedano a Uboldo Gerenzano Rescaldina, area compresa tra il Parco Pineta di Appiano G. e Tradate ed i PLIS della Valle Olona.

- Obiettivo specifico: Produzione di cartine che evidenzino la rete di percorsi ciclocampestri (strade di campagna ciclabili), apposizione di cartellonistica e segnaletica adeguata, impegno dei Comuni per la manutenzione periodica dei fondi sterrati e promozione iniziative per diffondere l’uso.

- Modalità di attuazione: Ricerca dei tracciati validi, sviluppo su cartografia con Autocad, protocollo di intesa con i Comuni interessati, stampa della cartina, collocazione della cartellonistica, miglioramento dei fondi sterrati.

- Azione puntuale: La prima parte del progetto è stata già svolta, siamo ora in attesa del riconoscimento formale da parte dei Comuni interessati (circa 20) e dei preventivi economico per la stampa della cartina che dovrà avere scopo divulgativo ed un certo rigore cartografico (es. pubblicazione della Provincia di Varese relativa al sentiero 3V).

- Soggetti interessati: Gruppo promotore ed animatore del progetto (Gruppo Ecologico del Club 33 Abbiate Guazzone - Tradate), Amministrazioni Comunali interessate, ente Parco Pineta di Appiano Gentile e Tradate, Provincia di Varese, Agenda 21 provincia di Varese, gruppi ecologici volontari delle zone interessate

- Ruolo degli attori coinvolti: Gruppo Ecologico del Club33 per la realizzazione dello studio e la cura del progetto.
I Comuni interessati per il recepimento nei PRG dei percorsi e per l’impegno per la manutenzione dei fondi sterrati con materiale idoneo. Nelle zone “critiche” paesaggisticamente degradate occorrerebbe un impegno per creare fasce verdi.

Il Parco Pineta si è mostrato disponibile per offrirsi come interlocutore istituzionale e come “supporter” affiancandosi al Club33 e proponendo una convenzione. Provincia di Varese e Agenda 21 potrebbero appoggiare l’iniziativa riconoscendola, coordinarla con altre iniziative simili e supportare l’estensione del progetto alle zone limitrofe. Potrebbe contribuire al finanziamento delle spese per la stampa delle carte e per la cartellonistica che dovrebbe essere uniforme per tutta la provincia.
Altri attori da coinvolgere: I gruppi ecologici della zona, con i quali abbiamo lavorato, potrebbero agire da animatori per diffondere l’uso delle piste. I privati quali aziende agrituristiche, noleggio biciclette, accompagnatori di comitive, ecc.

4 – Sviluppi successivi del progetto

Dopo la fase di catalogazione dei siti di interesse ed individuazione di percorsi validi, il progetto deve acquisire divulgazione mediante circolazione di una cartina topografica di carattere turistico divulgativo. Le fasi successive a medio – lungo termine, potranno quindi prevedere la collocazione di segnaletica sui percorsi selezionati e l’intervento su alcuni tratti per il miglioramento dei fondi sterrati ammalorati. Non si esclude anche la successiva pubblicazione di una “guida turistica”, a compendio della cartina già pubblicata, con informazioni più estese e dettagliate sui siti di interesse e sugli aspetti logistici relativi alla possibilità fruitiva della rete di percorsi individuata.

Strade ciclocampestri e Associazioni dei Comuni del Seprio

A quasi un anno dalla sua costituzione, il “gruppo ecologico del Club 33” fa un bilancio e si ritrova “cresciuto”, non tanto per l’anagrafe quanto per la concretezza e lo spessore che stanno assumendo le iniziative intraprese in questi mesi.

Molto si sta facendo e si continuerà a fare, e presto, di queste attività, si avrà un tangibile riscontro. In primo piano c’è il progetto di individuazione delle “strade ciclocampestri” di cui già molto si è parlato e qualche anticipazione si è vista durante la Fiera d’Autunno, tenutasi il 10 Ottobre scorso lungo le vie di Abbiate.
Ebbene questo progetto cammina, tra le aspettative generali, e gli attivisti del gruppo stanno giungendo a formulare un vero e proprio elaborato tecnico per il riconoscimento e la tutela della rete di strade e sentieri campestri che interessano il territorio di Tradate e lo collegano ai Comuni limitrofi.
Su questo progetto concreto, ma che riveste anche un significato simbolico per il concetto di “collegamento” tra genti, aree protette e territori comunali, il gruppo ecologico ha intrapreso contatti con Associazioni e Amministratori (anche dei comuni limitrofi) sensibili alle tematiche ambientali care ai soci del Club.
Alcuni incontri si sono già svolti ed altri si faranno, allo scopo di instaurare un rapporto di collaborazione che consenta di dare continuità, coerenza e completezza all’idea di base del progetto.
Hanno aderito, tra gli altri: il Gruppo Naturalmente di Castelseprio, il Social Forum di Gornate Olona, il Gerbo di Rescaldina, il Comitato Salute e Ambiente di Mozzate; il Comitato Ecologico di Cislago.

Questi incontri hanno avuto anche lo scopo di avvicinare persone che, più in generale, condividono principi ecologici e di tutela ambientale a prescindere dall’estrazione sociale e culturale di ciascuno.
E’ condivisa infatti l’esigenza di operare in sinergia, congiuntamente e, forse un giorno, costituire una grande ed attivissima associazione ecologica del “Seprio”.

Per tutti gli interessati il “gruppo ecologico del CLUB 33” ha sede presso la Palazzina Civica di P.zza Unità d’Italia in Abbiate Guazzone – Tradate. Per informazioni ulteriori potrete contattare il seguente numero telefonico 388-7665506.

Tutela e valorizzazione della regione Seprio – fiumi Olona Bozzente Lura

 se guardi dall’alto con attenzione il tuo Seprio cercando il tetto della tua casa, scorgerai il profilo di un grande uomo verde; sono gli ultimi boschi e le campagne rimasti, è la Natura che non vuol morire….”

Cos’è l’Osservatorio del Seprio

E’ un progetto che accomuna associazioni ecologiche, singoli cittadini, professionisti, amministratori  comunali, aperto anche agli Enti locali, tutti con un unico obiettivo:

lavorare per una proposta di intervento unitaria per salvare l’area del Seprio da ulteriori interventi di sfruttamento del territorio ed iniziare una politica di tutela e valorizzazione.

Il progetto nasce dalla considerazione che la frammentazione delle gestioni territoriali, siano esse a livello comunale, sovracomunale, provinciale o regionale hanno fatto man mano perdere l’unicità e la grande valenza di un ambiente che, spaziando tra più province, si presenta ancora come un’area verde omogenea, ricca di boschi e campagne, con un ruolo insostituibile  di protezione della salute, di paesaggio, di qualità della vita di migliaia di cittadini che abitano nella zona.
 
Regione interessata

L’area sottoposta ad indagine comprende la zona verde residuale originaria che si sviluppa a partire da Castiglione Olona e prosegue verso sud fino a che i ripetuti interventi umani hanno praticamente cancellato ogni traccia di verde naturale, fino cioè  alla conurbazione Saronno Lainate Rho Legnano Castellanza. In larghezza l’area si estende tra i Comuni del fiume Olona  e il Parco della Pineta di Appiano G. Tradate proseguendo con i Comuni lungo la statale Varesina.

Considerazioni generali:

Pur tenendo conto che sull’area in oggetto sono già operanti diverse attività di recupero e tutela (PLIS, Contratti di fiume, Piani territoriali delle province..), riteniamo che non  sia ancora stata raggiunta, in particolare da parte degli amministratori locali ma anche da parte dei cittadini, una sufficiente coscienza e sensibilità di fronte ai mutamenti riguardanti l’area in oggetto. Una semplice osservazione dell’area allo stato attuale e dei progetti in corso lo dimostrerebbero facilmente.

Per anni le persone più attente all’equilibro tra interventi umani ed ambiente hanno pensato che si fosse arrivati alla fine dello sfruttamento della zona. Ormai è evidente a tutti da una semplice osservazione dei trend degli ultimi 30 anni,  che, senza una forte brusca inversione di tendenza, il progetto portato avanti nel nome dello “sviluppo continuo” (in antitesi allo sviluppo sostenibile) da  molte amministrazioni della zona è una progressiva  cancellazione delle ultime zone verdi residue: la morte biologica cioè dell’intera area entro 20 anni. Ciò che ancora manca oggi è la visione generale delle problematiche dell’intera area in un contesto organico; ogni amministrazione infatti programma i propri interventi senza tener conto dell’intero sistema, e tanto meno delle scelte del comune limitrofo, messi tutti assieme questi interventi possono arrivare  a distruggere un intero ecosistema.

Obbiettivi dell’intervento:

Nonostante i ripetuti interventi di antropizzazione dell’area in oggetto da parte dei Comuni interessati, questa area a tutt’oggi svolge ancora una funzione vitale: separa le conurbazioni del Sempione da quelle lungo la statale Varesina, garantendo da una parte un se pur minimo filtro  alle emissioni gassose, dall’altra un livello di paesaggio e di ambiente (con la relativa varietà biologica  e qualità della vita) ancora complessivamente accettabile per gli abitanti della zona. Queste funzioni oggi rischiano di essere vanificate per sempre a causa dei ripetuti e continui interventi umani su un sistema che ha raggiunto il livello di compromissione massimo. Ogni ulteriore intervento rischia di provocare il fenomeno della “frammentazione eccessiva”, cioè senza attendere la completa cancellazione delle aree naturali, il territorio perde la sua unitarietà ambientale e biologica per trasformarsi in un “patchwork” di ambienti tra loro disomogenei che porta inevitabilmente alla morte ambientale; uniformandosi così alle altre conurbazioni adiacenti, zone tra l’altro (es. il milanese) da dove provengono moltissimi cittadini in cerca di luoghi con qualità dell’ambiente più alto. L’obbiettivo finale del progetto è riconducibile in sintesi ad un’opera di sensibilizzazione presso da una parte gli amministratori locali e sovracomunali e dall’altra verso i cittadini  per giungere a porre come priorità assoluta una serie di progetti di tutela e valorizzazione della regione in oggetto.

Pur valutando positivamente i PLIS, la garanzia massima per la tutela ambientale della nostra zona, più che a livello legislativo (le leggi si possono sempre facilmente cambiare, vedi la parola “riperimetrazione”) è di natura morale; occorre far acquisire la coscienza a chi prende decisioni che una scelta inopportuna può seguire solo l’interesse economico di pochi ma è contraria all’interesse generale della collettività.

Modalità di attuazione:

Il progetto si articola in  diverse fasi e si muove su diversi settori:

Fase di studio ed analisi:

1.Monitoraggio continuo ambientale dei comuni interessati

2.Studio ed elaborazione dei trend di alcuni parametri fondamentali, quali andamento demografico, occupazione di aree, censimento delle zone verdi sia boscate che agricole, nuove aree industriali, nuove infrastrutture.

3.Biologia e geologia del territorio.

4.Elaborazione di una cartografia aggiornata con evidenziazione dei confini dell’area di indagine, degli interventi antropici attuali e previsti, compreso il nuovo “piano cave”.

Fase delle proposte:

“recupero del paesaggio, rinascita della natura” 

1.Proposta di vincolo morale di tutela per l’area individuata da proporre ai Consigli comunali interessati.

2.Proposta di recupero ambientale dell’intera area.

3.Proposta di progetti di sviluppo compatibili (turismo sostenibile, agriturismo, bioagricoltura, piste ciclocampestri) 

4.Proposta di rete di viabilità ciclabile alternativa e sostenibile (cicloVaresina tris ed altre (es. ogni Comune dell’area potrebbe essere collegato ai comuni vicini con una pista ciclabile))


Strumenti di attuazione;

Gli studi prodotti dovranno essere supportati da serate di sensibilizzazione nei vari comuni, dalla pubblicazione di ogni dato rilevante sugli organi di stampa e televisivi locali, da interventi presso gli organi provinciali e regionali, da conferenze dei sindaci, dalla pubblicazione di un libro bianco ad alta tiratura, dalla distribuzione della cartina delle piste ciclocampestri del Seprio (in fase di allestimento a cura del G.E. Club33), dalla presentazione di mozioni presso i Consigli Comunali, dalla esposizione di manifesti per diffondere l’idea della difesa dell’”uomoverde”, sito internet dell’Osservatorio e rete per i membri del gruppo.

Partner del progetto

Verranno man mano richieste le collaborazioni  ad:

Università

Uffici studi della regione e delle province, agenda 21 Provincia di Varese

Programmi della regione e delle province operanti nei settori ambientali (contratti di fiume)

L'indice delle osservazioni presentate al PTCP di Varese è raggiungibille all'indirizzo:

www.osservatoriodelseprio.com






 

 

 

 

 

 

 


 
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